Urca ieri sera vi siete dati da fare da queste parti....ho parekkio da recuperare 😀
Ma andiamo per ordine.
-> Kalamos
No, la citazione va letta nell'altro senso, nn era la sua idea, era una critica al modo di agire della psichiatria altrui.
Tanto per kiarezza...
"Insieme al sintomo accade un vissuto soggettivo che la psicopatologia cerca di "comprendere" (in senso jaspersiano) mentre la psichiatria a orientamento naturalistico cerca di "spiegare" con il metodo della scienza e della natura, ottenendo come risultato quello che Jaspers scrive nella sua Psicopatologia generale: "È possibile spiegare qualcosa senza comprenderlo", perché la "spiegazione" prescinde dalla soggettività a cui la "comprensione" si rivolge."
Per il resto hai capito tutto, inutile ke ci parlo con te.
😀
-> Traiano
Innanzi tutto bentornato!
Uno di questi giorni volevo scriverti un MP per sapere dov'eri finto, la tua assenza si fa sentire...il tuo ritorno alza sempre il tono qualitativo del Forum, nn solo per la competenza ma per il magnifico modo di porti con cui ti presenti da queste parti.
Come stai? Sempre stressato dagli impegni?
Come la solito grazie dei complimenti, è sempre un piacere riceverli da parte tua.
Ho trovato molto puntuale la tua analisi rispetto al modo di ragionare di noi tre, non a caso avevo premesso ke l'impostazione di base mia e di Asiad è piuttosto diversa e nn può ke essere un bene.
Da tempo ormai sto cercando di nuotare nel vastissimo mare della multidisciplinarità, faccenda molto complessa e ricca di ostacoli in cui nn nascondo rischio sempre di affogare, soprattuto nel momento in cui cerco di tenere un piede nella progressione teorica e un'altro nelle istanze applicative 'umane' del mio lavoro.
Hai ragione a dire ke la mia impostizione è senza dubbio poco 'ortodossa', nel senso ke pur nn negando la necessità di un rigore formale nell'esposizione e nell'analisi dei fatti, dall'altra preferisco sempre di più il rigore dialettico della filosofia a quello tendenziosamente 'scientifico'.
D'altro canto, considerare la psicologia capace di pervenire ad una qualke soluzione 'esatta' dei suoi quesiti mi sembra ormai davvero illogico, nn solo per la fondamentale mancanza di una misurabilità dei suoi oggetti di studio, ma soprattutto perkè tutta la formazione più aggiornata continua a fondarsi sullo studio di discipline diverse, poi fuse e riorganizzate in un processo continuo (basta vedere il percorso anke di Asiad).
Tanto per kiarezza, qualke volta è stata azzardata l'idea ke questo bacino di fusione sia proprio la psicologia o affini, cosa ke contesto assolutamente.
Trovo la psicologia, come le varie psicoterapie, la pischiatria etc., essere una sfaccettatura dell'insieme GENERALE e come tali discipline ke se prese singolarmente, per quanto radicate nella realtà, incomplete.
Diviene spontaneo allora cercare di tenere sempre gli okki aperti sui loro limiti più ke sulle loro capacità.
D'altra parte, come diceva Sartre, tanto per restare con le mani nell'esistenzialismo tanto caro a me e K, l'uomo viene mosso dall'assenza, nn dalla presenza.
In ultimo, visto ke ti trovo sempre appassionato alla distinzione tra scienze 'esatte' e scienze 'umane/istiche' ti riporto questo passaggio:
"Con Binswanger, e più in generale con la fenomenologia, la psicopatologia ha raggiunto la sua autonomia disciplinare che legge l'alienazione come un processo con delle cause che, se non possono essere spiegate col metodo delle scienze esatte, possono essere comprese se si accede alle forme trascendentali che presiedono la costruzione che ognuno fa del proprio mondo."
E soggettività è sinonimo di diversità, differenza.
Ecco perkè ci tengo tanto a tentare di tenere la testa impegnata a categorizzare il meno possibile 😉
Ps. Ho letto il libro di Dennett, molto interessante, anke se volendo cercare di restare sempre 'equidistanti', un po' troppo biologista...ma come altri lo sono troppo poco.
Certo ke apre delle finestre piuttosto importanti e ci riporta alla domanda di cui stiamo parlando anke ora, ovvero come sia possibile definire l'esatta quantità di 'interazione' tra natura e cultura, tra dotazione biologica e pensiero, tra istinti e linguaggio...sempre se abbia senso distinguere queste cose senza perderne il senso, dovuto proprio alla loro continua interazione.
Proprio perkè scomporle è impossibile, trovo più interessante cercare di allargare l'orizzonte fin tanto ke mi riesce.
Hai detto niente 😉
-> Asiad
Premessa: scusa se continuo a farmi un mazzetto di cazzi tuoi, ma la cosa si fa interessante. Leggendo il manifesto programmatico della scuola (tra l'altro quanto dura?), se ho capito bene alla fine nn hai fatto l'esame di Stato, quindi nn sei iscritto all'Albo.
Ma quindi lavorativamente come sei inquadrato?
Lo straordinario dono della sintesi ke caratterizza K ha già fatto il suo dovere, riassumendo in poke righe il nocciolo della questione.
La mancanza di sistematicità e possibilità di osservazione diretta dei meccanismi impedisce per definizione qualsiasi forma di inferenza ke sia più di un'approssimazione, un modello.
Secondariamente, la realtà è semplicemente la realtà e si da nel suo essere, nel 'divenire', il fatto ke sia più o meno complessa è una nostra impressione.
I nostri strumenti sono decisamente limitati, come lo siamo noi, nel poterla 'comprendere' pienamente, figuriamoci spiegarla, cosa su cui tempo fa concordavamo con Traiano.
E sta proprio nell'illusione di poterci capire qualcosa, la fonte delle frustrazioni, in quella volontà di sostituirci ad un Dio ke tutto sa e tutto vede, in poke parole ke tutto 'controlla'.
Ecco ke allora mi viene spontaneo quanto meno dubitare dell'assoluta certezza di certe ipotesi, proprio perkè nn possono averla.
A parte il fatto ke per principio nn trovo particolarmente paragonabili esseri umani e animali, in quanto diversi e per tanto alla fine portatori di realtà differenti, definire nettamente cosa sia istinto e cosa sia pulsione è cmq una forzatura, una teorizzazione adatta agli scopi.
Ma visto ke alle volte gli uomini sono capaci anke di scelte 'razionalemente' contro la propria natura, dando luogo alla creatività sottesa alle pulsioni, così come altre è il cieco istinto a prendere il sorpravvento (vedi situazioni improvvise in cui si sente la propria vita in pericolo e in cui nn c'è tempo di 'pensare'), preferisco pensare ad una interazione costante e nn quantificabile delle due parti, quella ke ci fa assomigliare a dei grossi animali e quella ke ci rende radicalmente differenti. (e cmq anke questa distinzione è di comodo e a fine puramente esplicativo).
Inoltre, definire cosa sia tabu e cosa no, la trovo un'operazione riskiosa.
Sono kiari i legami nn solo nelle tue idee ma anke nella storia del pensiero tra la teoria pulsionale freudiana e l'alienazione marxista, dove la repressione della società fa la parte del leone nella creazione di frustrazione e quindi patologia (basti pensare a Eros e civiltà di Marcuse); teoria ke del resto condivido nelle sue linee generali.
D'altra parte una simile visione del mondo, porta a mio avviso ad un'eccessiva reificazione dell'uomo, in balia di spinte interne ed esterne ke lo rendono in definitiva poco più forte di un fantoccio, giungendo paradossalmente alla giustificazione di un 'sistema' alternativo di controllo sociale, definito di volta in volta come 'buono', in cui si prescrive cmq un modo 'migliore' di vivere e comportarsi.
E dove ki vuole restare vergine per forza deve avere un problema.
Mi spiego meglio: i tabu svolgono una funzione di controllo sociale, ma visto ke sono stati gli uomini stessi a darsi delle regole di vita, nn sono così sicuro ke alla fine sia soltanto oppressione, ma posso essere anke funzionalità.
Funzionalità rispetto alla sostanziale incapacità dell'uomo di governarsi, da cui è inutile volersi nascondere se si vuole restare aderenti alla realtà dei fatti.
E' ovvio ke utopicamente, ki segue un certo percorso è naturale appoggerebbe una società sperimentale senza alcun tabu, ma allora il prezzo da pagare sarebbe anke il riskio di anarkia e della caduta anke di altri tabu, come l'incesto, l'omicidio, la slealtà etc.
Ovvero nn ci sono comportamenti regolati da tabu soltanto 'negativi' perkè legati ai comportamenti sessuali, ma ce ne sono anke altri ke si rikiamano ad un corretto modo di vivere.
Trovo allora fazioso prendere in considerazione solo quelli ke fanno comodo o sinceramente poco probabile pensare ke la libertà di trombare come un riccio alla luce del sole mi libererebbe dall'istinto di sopraffare il prossimo per il mio guadagno.
Perkè cmq resta una faccenda soggettiva: perkè c'è ki ha già fatto questo percorso di liberazione, ki ci combatte ogni giorno e nel frattempo continua a vacillare e ki nn è interessato a farlo nn solo per 'ignoranza'.
Probabilmente sta qui il punto, motivo per il quale l'accettazione in toto della psicanalisi o di altre forme strutturate di intervento nn mi soddisferà mai al 100% e rikiede una certa dose di 'fede': per tamponare le zone d'ombra, si kiude un okkio sulla limitatezza della struttura stessa laddove nn sa spiegare adeguatamente qualcosa e nell'impostazione generale di analisi è già insita una risposta ben precisa, ke alla fine ricorda tanto l'odiatissima spiegazione causale.
Ovvero, se fossimo liberi dai tabu, lasciando scorrere le correnti ibidike, il mondo cambierebbe di conseguenza nella direzione 'giusta'.
Forse sì, forse no, dico io.
E allora come la mettiamo? Il relativismo assoluto nn porta da nessuna parte.
Vero.
E allora una parte bisogna sceglierla per forza.
Non lo so.
Il fatto ke la realtà sia un processo, un divenire costante, mi porta a pensare ke la risposta sia diventare processo, mantenendo le porte spalancate all'ignoto senza cercare un senso per averne uno.
Naturale ke forse è impossibile, ke poi a parte tutti questi grandi discorsoni abbiamo bisogno continuamente di dare un senso alle nostre vite, ma uno dei sensi possibili è quello di nn averne uno.
Non a caso ho citato il Tao o lo Zen, ke fanno di questo il loro cavallo di battaglia come altre forme di fillosofia e probabilmente nn a caso proprio dai filosofi è arrivato il maggiore contributo a tutta lo studio delle malattie mentali negli ultimi secoli.
Ringrazio kiunque abbia letto questo romanzo.
E' grazie a voi ke questo è stato possibile.
😀